TAEKWONDO……non semplicemente uno sport olimpico (segue)
Non è un caso infatti che le altre discipline sportive simili al Taekwondo, o non fanno parte del programma olimpico, come il Kungfu, o ne sono state escluse, come il Karate (in Italia la sezione karate del gruppo sportivo Carabinieri, è passata in blocco al Taekwondo!).
E’ sicuramente un fatto conosciuto che, sin dall’antichità, in Estremo Oriente, sono sempre state diffuse forme di combattimento a mani nude che, a fianco della scherma e del tiro con l'arco, completavano l'addestramento militare; quando, nel 1855, il Giappone si aprì all’Occidente, e di conseguenza adattò l’addestramento militare alle esigenza della guerra moderna, queste forme di combattimento, dette appunto “arti marziali”, subirono una trasformazione in senso sportivo (ad esempio nel Kendo, lo shinai di bambù sostituì l’affilata katana), radicandosi nell’immaginario collettivo come elemento di collegamento culturale con le tradizioni antiche.
Dal Jujitsu, Jigoro Kano elaborò il Judo e Morirei Ueshiba l’Aikido, mentre un efficace e pratico sistema di combattimento, codificato nell’isola di Okinawa (la più meridionale dell’arcipelago giapponese, vicina alla Cina) e denominato “mano cinese” dai suoi praticanti, si diffuse rapidamente in tutto il Giappone e venne ribattezzato Karate (“mano vuota”).
Forme di combattimento erano presenti anche in Corea, dove le pitture murali delle tombe reali di Muyong Chong, risalenti al 600 avanti Cristo, raffigurano appunto una scena di combattimento tra due uomini che si fronteggiano a mani nude, circondati dal pubblico, secondo l'uso del Subak, antica forma di combattimento coreana.
Un riscontro archeologico, quindi, che dimostra come si praticassero, sin da tempo antichissimi, forme di combattimento a mani nude, non solo per addestramento militare, ma anche a semplice scopo agonistico, in tornei che veniviano allestiti nelle varie festività della ritualità pagane dei tre regni: Koguryo, Shilla e Paekche, nei quali penisola coreana era divisa.
Subak, Subyokta, Kwonbop, Sipalki, Taeggyon erano i nomi di queste arti di combattimento che da secoli sono state praticate dai coreani, come anche la lotta Sirum, progenitrice del Sumo giapponese.
Superati gli anni bui di guerre tribali e di successive dominazioni straniere, al termine della seconda guerra mondiale
Fu proprio in Corea che ebbe inizio la cosiddetta “guerra fredda”, con un conflitto che contrappose i due stati (ed i loro alleati) dal 1950 al 1953; nella Corea del Sud, tornata alla normalità dopo i tristi eventi bellici, un ufficiale dell’esercito, Choi Hong Hi, riunì i maestri capiscuola dei vari stili coreani di combattimento a mani nude, e decisero, cinquanta anni or sono, di unificare le arti marziali dei quali erano i depositari, fondandone una nuova: il Taekwondo.
Choi Hong Hi, sicuramente complice il fatto che, sia lui che altri maestri coreani fondatori del Taekwondo, avevano praticato il Karate in Giappone, all’epoca della seconda guerra mondiale, durante il loro servizio militare nell’esercito imperiale nipponico (
Addirittura, prima ancora che venissero codificate le Hyong, in molte scuole coreane si praticavano forme giapponesi (“Kata”) con il nome tradotto in coreano (i “Pinan” giapponesi diventavano “Pyongahn”, i “Bassai” diventavano “Balsaek” e cosi via!).
Questo aspetto sicuramente incide negativamente sull’immagine del Taekwondo, tanto che per almeno venti anni verrà anche definito, nei paesi di lingua inglese, “Korean Karate”.
Purtroppo la politica si intreccia anche con questo sport e, a seguito del colpo di stato militare che determina la caduta del presidente coreano Rhee, il nuovo governo coreano decide di investire sulla promozione del Taekwondo nel mondo, dandosi delle regole semplici e mirate al riconoscimento olimpico.
Il 28 maggio 1973 viene fondata
Gli atleti si confrontano con il combattimento, protetti da un corpetto imbottito, che consente di portare colpi a contatto pieno!
Choi, che nel frattempo era diventato generale, cadde in disgrazia con la scomparsa del presidente Rhee e si trasferì in Canada, a seguito del colpo di stato, decidendo di optare, per la sua organizzazione,
Una curiosità: proprio in quel mondiale, un maestro coreano che insegnava Taekwondo negli Stati Uniti, John Ree, propone al generale una sua invenzione, delle protezioni per mani e piedi per consentire agli atleti di esercitare un certo tipo di contatto durante il combattimento.
Eresia! Il generale Choi non ne vuole neanche sapere e John Ree, per nulla affatto sfiduciato, decide di andare avanti nella sua produzione, trovando un pronto riscontro nei praticanti di tutti gli stili che volevano confrontarsi nei combattimenti a contatto pieno.
Nasce il “Full Contact Karate”, che avrà talmente tanto successo che, in pochi anni, viene denominato “KickBoxing” ed inizia una rapidissima diffusione in tutto il mondo. Ma questa è un’altra storia!
Lo scopo, o forse sarebbe stato meglio definirlo un sogno fantasioso, era di farlo diventare uno sport olimpico!
Ma il coraggio e la determinazione di milioni di uomini e donne, fece si che questa arte marziale si diffondesse rapidamente in tutto il mondo, elaborando un sistema di combattimento, efficace e spettacolare allo stesso tempo, tanto che oggi Taekwondo è il nome che identifica una delle cinque discipline di combattimento presenti alle Olimpiadi.
In Cina, da tutti conosciuta come la patria del KungFu, non si sono neanche posti il problema di richiedere il riconoscimento olimpico di questa loro disciplina, poiché tutti gli sforzi governativi sono rivolti completamente al Taekwondo, visto che ospiteranno le prossime Olimpiadi e anche i campionati mondiali di questo sport.
Per quanto riguarda il Karate, basta ricordare che in Italia, il gruppo sportivo dei Carabinieri che annovera anche campioni mondiali di questo sport, ha abbandonato la pratica del Karate, chiedendo ed ottenendo di vedere riconosciuta, ai propri atleti, la cintura rossa di Taekwondo, dopo un corso intensivo di sette mesi.
Già, ma in Italia, il Taekwondo,come ci è arrivato?
Il Taekwondo giunge in Italia nel 1965, grazie al maestro Park Sun Jae, il quale, laureatosi nel nostro paese, decide di promuovere questa disciplina a Roma, secondo le linee programmatiche del maestro Choi Hong Hi, un generale dell’esercito coreano, che aveva coordinato, dieci anni prima, l’unificazione delle principali scuole stilistiche di arti marziali coreane, creando anche il primo organismo sportivo,
Park Sun Jae chiama dalla Corea i fratelli Chun Ung e Young Gil, che si stabiliscono rispettivamente a Bologna e Napoli, iniziando così la diffusione del Taekwondo nel nostro paese.
Sul finire degli anni Sessanta, il generale Choi gira in tutti i continenti, organizzando esibizioni di Taekwondo in diverse città e lasciandoci dei maestri coreani, che vi si stanziano ed iniziano ad insegnare il Taekwon-Do (nel 1973 venne deliberato che Taekwondo si dovesse scrivere senza trattino).
In quegli anni si trattò di una pratica molto tradizionale, con una programmazione dell’attività eccessivamente allineata al modello di riferimento rappresentato dal Karate, tanto è vero che il Taekwondo veniva reclamizzato in Occidente, come “karate coreano”.
Tornando in Italia, dopo l’esperienza del mondiale in Canada, ed un successivo europeo in Olanda (stavolta con le stesse protezioni create da John Rhee!), si matura la scelta di una promozione più ampia ed efficace, cercando di seguire la modernizzazione del Taekwondo.
Infatti nel
Il 2 maggio 1976 viene fondata
Il 17 luglio 1980, il Comitato Internazionale Olimpico, riunito nella 83.a sessione a Mosca, riconosce il Taekwondo, deliberando per un debutto dimostrativo, prima alle Olimpiadi di Seoul, nel 1988, e successivamente alle Olimpiadi di Barcellona, nel 1992.
Di conseguenza viene rivendicata una giusta autonomia, e nasce, nel 1985,
Nei primi due tornei olimpici, pur non contribuendo a formare il medagliere delle nazioni partecipanti ai Giochi, l’Italia consegue un argento con D'Oriano, a Seoul, ed un argento con
Il 4 settembre 1994, il Comitato Olimpico Internazionale, riunito nella 103.a sessione a Parigi, riconosce il Taekwondo come "disciplina ufficiale olimpica", con decorrenza dai Giochi Olimpici di Sydney del 2000:
Nel 2000 il CIO conferma la presenza del Taekwondo per i Giochi di Atene del 2000 ed il CONI riconosce