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PSICOTERAPIE BREVI. Privacy: LO STUDIO OFFRE LA POSSIBILITA' DI DUE SALE D'ATTESA.

Psicoterapia breve

 La psicoterapia breve è una forma di psicoterapia che solitamente si esplica in un numero di sedute limitate nel tempo, relativamente al problema.

Tra le varie forme che può assumere, vi sono la terapia cognitivo-comportamentale, derivata dalla combinazione tra terapia cognitiva e terapia comportamentale, la psicoterapia dinamica breve (di origine psicoanalitica), la psicoterapia ericksoniana e la terapia strategica

 

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Questo servizio di consulenza on-line si rivolge a tutti coloro che vivono:

Problematiche che riguardano la Psicologia Clinica (Disturbo dell'Ansia, Attacchi di Panico, Sessualità, Depressione, Comportamento Ossessivo Compulsivo, Disturbo del Comportamento Alimentare), Problemi derivanti dalla relazione di coppia, Problemi sessuali, La necessità di una Consulenza di Psicologia Giuridica. (Attualmente solo Psicologia Giuridica del codice italiano, in seguito collaborazione con colleghi e avvocati che si occupano di diritto Internazionale), La Conflittualità di coppia, La Separazione familiare, La Difficoltà ad accettare da parte dei figli, Il/la nuovo/a partner del genitore, Il sesvizio di consulenza psicologica, è esclusivamente riservato a maggiorenni.

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NEUROSCIENZE E PSICOLOGIA

 

 

 

 IL MOVIMENTO E LA MENTE. L'IMMAGINAZIONE E IL CERVELLO.

Pensare un movimento significa attivare la corteccia premotoria, eseguirlo significa attivare la cortecia motoria. Vi sono perciò aree del cervello che predispongono il movimento e aree che lo realizzano.  Questo parallelismo tra immaginazione e azione vale anche per la sensazione: il solo immaginare un oggetto, ad esempio una rosa, porta all’attivazione delle aree della corteccia visiva che vengono attivate quando quell’oggetto viene effettivamente visto. 

  

 Il Neonato e i movimenti 

 - Il mondo di un neonato passa attraverso i movimenti materni. L’azione ha profonde conseguenze sulla strutturazione del pensiero. - Tempi e conseguenze delle azioni sono all’origine di categorie causali e strutturano il linguaggio . Motricità e Linguaggio.

Un' azione è compresa perchè la rappresentazione motoria di quell' azione è attivata nel nostro cervello. La percezione derivata dagli organi di senso (tatto, vista, udito, gusto, olfatto)  tramite un processo di assimilazione ed accomodamento  i cui segnali somatici derivati dalla percezione dell' ambiente, hanno un ruolo importante nel processo complesso ed univoco: di stimolare precise aree del cervello e di strutturare la formazione della mente (emozioni e significati). Gli stati di tensione muscolare, il ritmo cardiaco, i cambiamenti di tipo vegetativo sono percezioni che contribuiscono a rappresentare il mondo esterno. Il corpo è un componente essenziale della mente ed è ben difficile che esistano funzioni simboliche che non richiedano, dipendano o siano regolate dallo scambio di  informazione col resto del corpo. 

Psicoterapia e tessuto cerebrale

Gli studi sperimentali condotti, a cui si fa riferimento, mirano allo scopo di esplorare gli effetti della psicoterapia sulla neurobiologia dei pazienti con disturbi psichici e come tali modalità di trattamenti risultano particolarmente efficaci nella cura dei principali disturbi psichiatrici indagati. Negli ultimi decenni gli addetti ai lavori, hanno orientato i loro studi  riguardo la psicoterapia come modalità di trattamento in grado di apportare, nei soggetti afflitti  da una condizione psicopatologica, oltre che dei miglioramenti clinici, anche dei significativi cambiamenti a livello delle funzioni cerebrali. Partendo dal presupposto che la mente ed il cervello sono strettamente integrati e ciò che comunemente chiamiamo ‘mente’ è conseguenza dall’attività del cervello, è possibile intendere qualunque processo mentale, sia esso sano o patologico, come il prodotto dell’attività di differenti ed interagenti strutture cerebrali e conseguentemente, guardare alla psicoterapia come ad una forma di trattamento che, a fianco a dei cambiamenti nella sfera psichica, produce delle modificazioni nel funzionamento del cervello (Attività dei neuroni, PLASTICITA' DEL CERVELLO). A sostegno degli effetti sul cervello di un trattamento psicologico vi sono i risultati di alcuni studi sperimentali, condotti perlopiù negli ultimi dieci anni, specificatamente messi a punto allo scopo di indagare, con l’ausilio delle moderne tecniche di visualizzazione in vivo del cervello (PET; ecc. Ph.D. Mary Sykes Wylie, Ph.D. Richard Simon), i cambiamenti neurofunzionali indotti dalla psicoterapia, studi che – generalmente – sono stati condotti selezionando un gruppo di pazienti con una specifica sindrome psichiatrica e confrontando le registrazioni funzionali del cervello dei partecipanti alla psicoterapia, esibite al termine del periodo di trattamento, con quelle dei soggetti non sottoposti ad alcun trattamento (gruppo in lista d’attesa) o con quelle dei soggetti trattati, per lo stesso periodo di tempo, con la farmacoterapia.Un primo dato di rilievo che emerge da tali studi sperimentali è che la psicoterapia apporta, nei soggetti affetti da una patologia psichiatrica, dei significativi cambiamenti nell’attività funzionale del cervello e che tali cambiamenti cerebrali si correlano al miglioramento clinico dei pazienti psichiatrici.Un  secondo  dato  degno di nota che emerge  guardando ai risultati  registrati in questi studi è che la psicoterapia induce un cambiamento nell’attività funzionale di specifiche aree cerebrali, ossia delle aree cerebrali, corticali  e/o sottocorticali, il cui funzionamento anormale sostiene i sintomi clinici che affliggono i soggetti con una specifica patologia psichiatrica. Fatte tali considerazioni di carattere generale, ecco cosa hanno messo in luce, nello specifico, i differenti studi che, attraverso le moderne tecniche di neuroimmagine,(RMF, Risonanza Magnetica Funzionale, TAC, ecc.) hanno esplorato le modificazioni cerebrali prodotte da un efficace trattamento psicoterapico nei soggetti con un disturbo ansioso, con una sindrome depressiva o con una evidente patologia psicotica, e gli studi che hanno indagato le modificazioni biologiche indotte da una terapia psicologica nei soggetti con una patologia oncologica.In sintesi, i risultati raccolti da Schwartz e collaboratori, insieme alle registrazioni compiute da Baxter e colleghi in un loro studio precedente, hanno messo in evidenza che la Psicoterapia ha l’effetto di ridurre le manifestazioni cliniche del disturbo ossessivo-compulsivo e che tale cambiamento clinico si accompagna ad un cambiamento, in direzione di una normalizzazione, nel metabolismo di un’area sottocorticale – il nucleo caudato – che costituisce un elemento chiave del sistema neuroanatomico che, secondo le ipotesi teoriche di tali ricercatori, sosterrebbe i pensieri intrusivi ed i rituali compulsivi dei soggetti affetti da DOC; secondo quanto emerso da tali studi, inoltre, tale cambiamento neurofunzionale avrebbe l’effetto di ridurre la stretta e patologica relazione funzionale tra le aree cerebrali – la corteccia orbitofrontale, i gangli della base ed il talamo – del sistema neuroanatomico il cui funzionamento anormale media i sintomi clinici del disturbo ossessivo-compulsivo.Sulla base delle evidenze empiriche raccolte in numerosi studi nei quali si è registrata un’abituazione dell’attività neurale del lobo temporale mediale – che include, tra le altre strutture cerebrali, l’ippocampo e l’amigdala –  in seguito alla presentazione ripetuta di stimoli emotivamente salienti, Furmark e collaboratori hanno avanzato l’ipotesi che la diminuzione del pattern sanguigno a livello del lobo temporale mediale, registrata al termine del trattamento psicoterapico nei pazienti del loro studio, possa essere  interpretata assumendo che la Psicoterapia cognitivo-comportamentale sia in grado, attraverso la tecnica dell’esposizione in vivo, di indurre un effetto di abituazione nelle strutture – amigdala, ippocampo ed aree corticali limitrofe – primariamente coinvolte nell’espressione delle reazioni di paura ed ansia agli stimoli minacciosi favorendo, in questo modo, un significativo miglioramento clinico nei pazienti con una paura eccessiva ed irrazionale delle situazioni sociali.Alcuni psicoanalisti o neuroscienziati hanno avanzato delle interessanti ipotesi teoriche in merito al meccanismo d’azione della Psicoterapia psicoanalitica – vale a dire al modo in cui tale modello di psicoterapia agirebbe nel produrre i suoi effetti terapeutici – fondando le proprie ipotesi teoriche sulle conoscenze neuroscientifiche relative al modo in cui i differenti sistemi cerebrali mediano le memorie esplicite e quelle implicite, elaborano e regolano le emozioni ed immagazzinano nei loro circuiti neuronali le precoci esperienze di vita, soprattutto le precoci esperienze di interazione affettiva con la figura di accudimento, le quali rappresentano le esperienze che più di tutte partecipano alla strutturazione della personalità del soggetto e le esperienze che contribuiscono in maniera determinante alla definizione delle abilità affettive e relazionali di ogni individuo.La Psicoterapia psicoanalitica si configura, secondo le diverse ipotesi teoriche formulate da questi psicoanalisti o neuroscienziati, come un modello di trattamento capace di favorire un cambiamento stabile nelle attitudini, nelle abitudini, nei comportamenti e in poche parole, nella personalità del paziente, un cambiamento che, a livello cerebrale, si rifletterebbe in un cambiamento stabile nel funzionamento del cervello.Concludendo è possibile affermare che i risultati degli studi sperimentali sugli effetti biologici della psicoterapia finora condotti non lasciano dubbi sul fatto che la psicoterapia rappresenti una modalità  di  trattamento  in  grado  di  produrre  dei  significativi cambiamenti biologici e neurofunzionali. Ora è necessario che la ricerca prosegua e simili studi sperimentali siano replicati allo scopo di convalidare ed ampliare i risultati finora raccolti, e di confermare le ipotesi teoriche dei diversi studiosi che si sono interessati ai cambiamenti cerebrali indotti da un efficace trattamento psicoterapico. 

 

 


CORRELATI BIOLOGICI DELLA PSICOTERAPIA

 Circa tre decenni di ricerca scientifica in medicina psicosomatica hanno in realtà documentato che le reazioni emozionali hanno correlati neurovegetativi, neuroendocrini ed immunitari.Un evento esistenziale stressante, acuto o cronico produce modificazioni dell’assetto di tali sistemi, ad esempio influendo oltre che sull’attività bioelettrica cerebrale, sulla frequenza e stabilità elettrica cardiaca, sull’equilibrio vascolare, sulla motilità e secrezione gastrointestinale, sui livelli plasmatici di vari ormoni, su funzioni immunitarie (risposte anticorpali e cellulo-mediate, citochine, ecc.), sulla modulazione delle reazioni infiammatorie, sulla cute, e così via. Eventi psicologici possono essere trasdotti in modificazioni biologiche, dai livelli plasmatici di ormoni, a modificazioni dell’assetto recettoriale, fino alla modulazione dell’espressione genica ( Grassi L, Biondi M, Costantini A : Manuale pratico di psiconcologia. Il Pensiero Scientifico, Roma,2003)

Gli interventi psicoterapici, com’è noto, sono efficaci nel trattamento dei principali disturbi psichiatrici. La possibilità che possano avere un’influenza a livello biologico è attualmente oggetto di serio studio, sia in psicologia/psichiatria che nell’area di interfaccia di queste con la medicina. L’idea portante è che esista un possibile principio organizzatore comune, basilare, sia della farmaco che della psicoterapia. L’impiego di interventi “integrati” secondo questa prospettiva ha dato risultati molto promettenti nel disturbo di panico e preliminari promettenti sono già state proposte per i disturbi ossessivi, la fobia sociale, la depressione minore, la depressione indotta da lutto, in particolare riducendo il tasso di ricadute a distanza per tali disturbi. Prime indagini hanno anche documentato che la psicoterapia produce a livello cerebrale modificazioni dell’attività serotonergica in pazienti depressi ed ossessivi analoga a quella di psicofarmaci antidepressivi od antiossessivi. L’applicazione di questa prospettiva in medicina è appena agli inizi ma merita certamente sviluppi ed approfondimenti. Prof. Massimo Biondi Congresso Nazionale della societò italiana di Psicoterapie Brevi Padova 2002


 PLASTICITA’ DELLE CELLULE NERVOSE

 Durante lo sviluppo, dopo un periodo d’intensa proliferazione, le cellule nervose emettono prolungamenti, gli assoni, i quali navigano sotto l’azione di molecole di  riconoscimento, dirigendosi verso una determinata regione ed entrando in contatto con altre cellule. A questo punto l’attività elettrica, in parte intrinseca ed in parte guidata da stimoli dell’ambiente, diventa essenziale per rafforzare alcune connessioni a scapito di altre e costruire così quella fine architettura che consente al nostro cervello le più sofisticate prestazioni. Questa estrema capacità di crescita e di modellamento delle connessioni tipica dello sviluppo persiste per tutto il resto della vita anche se in misura più limitata. Essa consiste in modificazioni strutturali che sono alla base dei processi di apprendimento e memoria, sia motoria sia cognitiva, e dei processi di adattamento dell’organismo alle mutate condizioni ambientali. Lo studio di questa plasticità ha costituito uno dei campi più attivi della moderna neurobiologia. Nell’adulto in condizioni fisiologiche la plasticità neuronale riguarda soprattutto le sinapsi. E’ qui che in seguito all’esperienza avviene un rafforzamento oppure un indebolimento dell’efficacia di trasmissione dell’impulso nervoso da una cellula all’altra. Queste modificazioni possono essere di durata variabile da pochi millisecondi a mesi. Da un punto di vista strutturale le sinapsi, specialmente quelle che si formano sulle spine dendritiche, possono aumentare o diminuire la loro superficie oppure variare di numero. 


Depressione e serotonina. Le pubblicità dei farmaci SSRI sarebbero ingannevoli.

Le inserzioni pubblicitarie ma anche le ospitate televisive in trasmissioni pseudo informative, che hanno evidente carattere esclusivamente pubblicitario, per la classe di antidepressivi chiamati SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) affermano spesso che la depressione è dovuta a uno squilibrio chimico nel cervello, e che i farmaci correggono questo squilibrio. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "PLoS Medicine", però, si tratta di asserzioni non sostenute da prove scientifiche. Anche se negli anni sessanta alcuni scienziati avevano ipotizzato che la depressione potesse essere associata a bassi livelli di serotonina nel cervello, la ricerca contemporanea non è riuscita a dimostrare questo legame. I ricercatori - Jeffrey Lacasse della Florida State University e Jonathan Leo del Lake Erie College of Osteopathic Medicine - hanno studiato le pubblicità dei farmaci SSRI che compaiono negli Stati Uniti su stampa, televisione e internet. Hanno scoperto frequenti asserzioni per le quali i farmaci "restaurano l'equilibrio della serotonina nel cervello". Eppure non esiste un equilibrio della serotonina considerato scientificamente corretto. Secondo Lacasse e Leo, nella letteratura scientifica si ammette che l'ipotesi della serotonina è tuttora da confermare e molti studi hanno avanzato dubbi sulla sua validità. Di tutto questo, però, non c'è traccia nelle pubblicità dei farmaci. Per esempio, gli spot televisivi del farmaco Zoloft (setralina) negli Stati Uniti parlano di uno squilibrio di serotonina e affermano che il prodotto "agisce correggendo questo squilibrio". Anche le pubblicità di altri farmaci, come il Prozac (fluoxetina), il Paxil (paroxetina) e il Lexapro (escitalopram) presentano concetti simili.

Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration (FDA) è responsabile della regolazione delle pubblicità e richiede che esse siano basate su prove scientifiche. Eppure, sostengono Lacasse e Leo, il mancato accordo fra la letteratura scientifica e le pubblicità dei SSRI è "notevole, e forse senza precedenti".

JR. Lacasse, J. Leo, "Serotonin and depression: A disconnect between the advertisements and the scientific literature". PLoS Med 2(12): e392 (2005).

Che cos'è l'epigenetica?

Il merito per avere coniato, nel 1942, il termine epigenetica, definita come "la branca della biologia che studia le interazioni causali fra i geni e il loro prodotto e pone in essere il fenotipo", viene tributato a Conrad Waddington (1905-1975). Già alla metà del diciannovesimo secolo si trovano tracce dell'epigenetica in letteratura, sebbene le sue origini concettuali risalgano ad Aristotele (384-322 a.c.), il quale credeva nell'epigenesi, ossia nello sviluppo di forme organiche individuali a partire dal non formato. Questa visione controversa è stata la prima argomentazione a opporsi al concetto che l'essere umano si sviluppi da minuscoli corpi completamente formati. Anche oggi le opinioni su quanto siamo preprogrammati e quanto forgiati dall'ambiente non sono unanimi.  L'epigenetica si è fatta strada per spiegare il divario fra natura (biologia)  ed educazione. Nel ventunesimo secolo viene perlopiù definita come "lo studio delle modifiche ereditabili nella funzione del genoma che si verificano senza cambiamenti della sequenza di   DNA. 
  Tratto dalla rassegna stampa di www..guilemanidaibambini.org  . campagna sociale nazionale contro gli abusi nella prescrizione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti.                                                                                         
Il Prozac? Solo un placebo. La clamorosa ricerca inglese , americana e canadese: " Le prove sono in 47 sperimentazioni cliniche" . "Abbiamo scoperto che chi soffre di depressione può migliorare senza trattamenti chimici " .  Meglio la psicotera, se impostata in modo corretto e da professionisti preparati, non ci sono effetti collaterali sul cervello e sull'organismo in generale e affronta per capire, le vere cause del disagio  . In realtà gli antidepressivi aiutano, nel migliore dei casi, solo un piccolo sottogruppo di pazienti. Per il resto, servono a ben poco, cioè il loro valore clinico non è granchè superiore a quello di un placebo. E' il risultato di uno studio inglese, il più vasto nel suo genere, che ha acquisito dalla Food&Drug Administration americana i dati delle sperimentazioni cliniche finora mai pubblicati dalle case farmaceutiche e li ha messi a raffronto con quelli già disponibili. La  ricerca, coordinata dal professor Irvin Kirsch del dipartimento di psicologia dell' Università inglese di Hull in collaborazione con colleghi americani e canadesi, si è concentrata su quella classe di antidepressivi nota come << inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina >> ( SSRI ). Essi hanno riesaminato 47 sperimentazioni cliniche di sei sostanze, fra cui la fluoxetins ( contenuta nel Prozac ), la paroxetina ( Seroxat ) ma anche la venlafaxina ( Efexor ). Lo studio, pubblicato dalla rivista PLos ( Public Library of Science ), è stato definito molto importante negli ambienti scientifici britannici e fa scalpore nel momento in cui il ministro della Sanità, Alan Johnson, annuncia di voler migliorare il servizio pubblico di psicoterapia per evitare che i medici continuino a prescrivere gli antidepressivi con troppa superficialità. Gli autori hanno confrontato i dati, inclusi quelli già pubblicati, hanno notato lo stesso miglioramento nei pazienti a cui erano stati somministrati gli antidepressivi e quelli a cui era stato somministrato il farmaco placebo (Zucchero). Kirsch afferma che per i casi di depressione sarebbe più scientifico prima intraprendere una psicoterapia, per i casi in cui c'è una resistenza psicologica ad affrontare il proprio disagio, somministrare  il farmaco antidepressivo. Comunque gli autori sconsigliano di interrompere repentinamente la somministrazione degli psicofarmaci se non prima di aver consultato il proprio medico. Di: Maria Chiara Bonazzi  Tratto da: LA STAMPA;  Psicoterapia e Scienze Umane,  2005,  XXXIX,  3: 312-322.  

La Professione di Psicologo. GIORNALE dell' Ordine Nazionale degli Psicologi. n° 2-Giugno 2009. La rivoluzione inglese per la depressione.                                                                                                                                                                                                                                      In Inghilterra si sta compiendo una vera rivoluzione nella politica Sanitaria Nazionale per il trattamento della depressione, sotto la guida del Professor Lord Richard Layad, direttore del Centre for Economic Performance della London Schooll of Economic and Political Science (LSE) . Un economista, alla guida di un prestigioso istituto  di studi economici che ha convinto, con i dati alla mano, il governo inglese ad implementare un programma di intervento per la prevenzione dei disturbi d' ansia e depressivi con uno stanziamento di 221 milioni di euro entro il 2010 . Non per dare farmaci a tutti e assecondare il motto" a drug for any ailment " adottato dall' industria farmaceutica mondiale ma per impegnare 10.000 psicoterapeuti nel trattamento della depressione a livello di assistenza di base.  Una vera rivoluzone Sanitaria voluta da un economista , quindi, perchè Lord Layard ha dimostrato, conti alla mano, che trattare la depressione con la psicoterapia conviene non solo al paziente ma soprattutto allo stato. La decisione del governo britannico è stata seguita da molti commenti sulle riviste scientifiche internazionali.  

 ATTIVITTA'

DOTT. RENATO MONTEMURRO

Laureato in Psicologia Indirizzo Applicativo con una tesi dal titolo “Ipertensione Essenziale”(Gli effetti delle emozioni sulla pressione arteriosa) Specializzato in Psicoterapia Dinamica Breve con la tesi dal titolo “ Caso con disturbo da attacco di panico senza agorafobia trattato con T. A. ” Master Universitario di secondo livello, presso la facolta’ di Psicologia di Padova in “Psicopatologia e Neuropsicologia Forense” con tesi dal titolo “Aspetti psicologici e giuridici nella separazione giudiziale: effetti sulla prole. Sindrome di Alienazione Genitoriale: Parental Alienation Syndrome P.A.S.”

 Svolgo attività come libero-professionista, per la promozione del benessere della persona, della coppia e della famiglia. Ciò è ottenuto attraverso la comprensione e il superamento degli ostacoli al benessere, siano essi dovuti a disturbi sessuali, d'ansia, panico, depressione, somatizzazioni, ossessioni, fobie, o altre ideazioni o sintomi psichicosomatici.  L'approccio psicologico permette di capire il significato del proprio disagio e di avere un atteggiamento  costruttivo verso le proprie esperienze di vita.

 

 

 

STUDI:                                                                             Cell. 377-1067469

Via Achille Bruni, 17 Barletta Tel. 0883-518895                                                            

Via Lupo Protospata, 48 Matera Tel. 0835-333037                                                        

Siti consultabili:  www.giulemanidaibambini.org ; www.elencopsicologi.itwww.intervita.it  ;  www.lacittadelluomo.it  I Sassi di Matera sono stati iscritti nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1993. Sono stati il primo sito iscritto dell'Italia meridionale. L'iscrizione è stata così motivata: essi "rappresentano un ecosistema urbano straordinario, capace di perpetuare dal più lontano passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità". I Sassi di Matera costituiscono un esempio eccezionale di accurata utilizzazione nel tempo delle  risorse della natura: acqua, suolo, energia.

 

E' la città più antica grazie alla cultura millenaria per l'acqua e per il territorio. Ogni casa, ogni struttura aveva ed  ha due, tre pozzi o grandi cisterne per la raccolta dell'acqua piovana che si poteva realizzare grazie a intuizioni, stretegie architettoniche uniche e a dir poco geniali, che sono ancora oggi valide. 
La "città della pietra", centro storico di Matera scavato a ridosso del burrone,  è abitata in realtà almeno dal Neolitico: alcuni dei reperti trovati,risalgono a 10 mila anni fa e molte delle case grotte che scendono in profondità nel calcare dolce e spesso della gravina, sono state vissute senza interruzione dall' età del bronzo sino ad oggi.